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La più notevole tra le imprese di età antonina realizzate a Puteoli, attribuibile a un diretto intervento dell’autorità centrale, è senza dubbio la realizzazione dello Stadio.

Erroneamente identificato nella storia degli studi, almeno fino al ‘700,  con l’Academia di Cicerone – perfettamente localizzata da Plinio, il quale ne segnala l’ubicazione sul litorale, sulla strada tra l’Averno ed il Lucrino e ricadente dunque, amministrativamente, nel territorio cumano – anziché con le strutture localizzate nei pressi dell’altra villa puteolana di Cicerone, ereditata dal suo amico Cluvio, la cui posizione, ai margini della città antica, meglio si prestava ad accogliere l’impianto successivo di un edificio per spettacoli, solo nel 1977 il Castagnoli ne ha proposto l’identificazione con lo Stadio, dove si svolgevano  gli Eusebeia.

Gli Eusébeia, al pari dei Capitolia e dei Sebastà, facevano parte dei grandi agoni di età imperiale che, in Italia, si svolgevano unicamente a Roma, a Napoli e a Pozzuoli, sole tappe occidentali di quei giochi atletici alla greca che si svolgevano in Grecia e in Asia Minore.

I giochi puteolani furono istituiti da Antonino Pio per celebrare la memoria del padre adottivo, l’imperatore Adriano, che, morto a Baia nel 138 d. C., venne provvisoriamente seppellito, come ci raccontano le fonti, nella ricordata villa di Cicerone, sui cui giardini Antonino fece costruire lo Stadio, un grande monumento alla greca, per onorare quell’amore per la grecità di cui Adriano era pervaso.

Il monumento, a pianta rettangolare (circa m. 260 x 73), lungo 260 metri, con uno dei lati brevi curvi (sphendone) e l’altro appena curvilineo, si presenta attualmente attraversato dalla moderna via Domiziana, realizzata nel 1932. Esso sorge, come sopra ricordato, nel suburbio occidentale della città, con il lato lungo settentrionale prospiciente la via Domitiana (oggi via Luciano)e quello opposto – oggi quasi del tutto scomparso a seguito dei vari movimenti franosi che hanno interessato nel tempo la collina della Starza- affacciato sul Golfo di Pozzuoli.

Si accedeva allo Stadio da più ingressi:  a Nord- Est, da un varco monumentale con accesso diretto sulla pista; a Nord, da differenti avancorpi facilmente accessibili dalla via Domitiana,  attraversati i quali gli spettatori venivano introdotti nell’ambulacro.

Il prospetto settentrionale è scandito da  alti archi in opera laterizia rivestiti d’intonaco chiaro, dei quali si conservano soltanto le parti inferiori dei pilastri, con semicolonna quasi a tutto tondo, mentre non è stato possibile ripristinare i pochi elementi dell’elevato,crollati a seguito dell’eruzione del Montenuovo, del 1538.

Dall’avancorpo nord, e da altri purtroppo non ancora indagati il pubblico veniva introdotto all’interno dell’ ambulacro. Esteso quanto i due lati lunghi del monumento, questo corridoio presenta il prospetto settentrionale costituito da una serie di alte arcate  in opera laterizia su pilastri decorati da lesene, al di sopra delle quali s’impostano le mensole in pietra vulcanica destinate al sostegno dei pali del velarium; la parete meridionaleè, invece, costituita da un muro a doppia cortina, con paramento in opus mixtum.

La cavea mostra la canonica tripartizione in ima, media e summa ed è separata dalla pista  da un balteus.  Della sua originaria sistemazione si conservano soltanto due file di sedili relativi all’ima cavea, realizzati in grandi blocchi rettangolari di “piperno”;  rimasto a vista nel tempo si conserva, invece, l’estradosso della volta sulla quale poggiavano le gradinate, anche se obliterato da una masseria costruita sulla sua sommità tra il 1829 e il 1832.

Il ricordato  varco monumentale est, con accesso diretto alla pista,è costituito da una doppia cortina di archi realizzati in piperno dei quali si sono trovati  in situ solo i pilastri mentre i conci, rinvenuti tutti in crollo, fenomeno  ricollegabile sempre all’eruzione del Montenuovo,  sono stati oggetto di un articolato intervento di anastilosi, che ha messo in  evidenza come il sistema non presenti un andamento rettilineo descrivendo, invece, una leggera curva.

Il piano  della pista, che misurava ca. m. 232 x 39, era costituito da più livelli di battuto sovrapposti.

Nella zona ad est dello Stadio sono stati messi in luce, da ultimo, una serie di ambienti riferibili ad un complesso tardo-antico.

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